AUTORE: Sonia Compostella
“La storia di tanti Giovanni e di tante Chiare,…:
ovvero come tentare di ripristinare l’armonia del tempo e dello spazio della Comunicazione e della Relazione con sé e con l’altro.”
Il campo dell’Aiuto Psicomotorio terapeutico: il “piccolo gruppo di aiuto”
A completamento dell’articolo iniziato nel 2° numero del Giornale dell’ARFAP, lo “sguardo” percorre gli elementi che possono significare “istituzionalmente” la messa in atto di un intervento psicomotorio nell’ambito della scuola.
QUADRO SCOLASTICO: IN CLASSE.
E’ il momento in cui incontra e si confronta con “il potere” dell’insegnante, con il desiderio di un’altra persona, con la conseguente sua necessità di essere capace di vivere “una rinnovata dipendenza all’altro”.
“La legge sociale” gli richiede:
- di rispettare l’insieme delle condizioni, esplicite ed implicite, (= il quadro) necessarie al buon funzionamento della classe e del procedere apprenditivo;
- di essere attivo e creativo all’interno delle condizioni date in cui le relazioni affettive sono molto forti e significative.
Tale processo di integrazione e di adattamento presuppone una maturità affettiva ed intellettiva.
In merito a ciò, quali “evidenziatori” comportamentali possono divenire importanti per fermare l’attenzione dell’educatore?
- Le capacità di adattamento del bambino
- L’intervento (=curiosità, interesse, motivazione) per le attività scolastiche, le competenze sviluppate e i livelli di produzione.
- La qualità della comunicazione nel corso delle varie attività:
- con l’adulto-educatore
- con i coetanei
- con altre persone appartenenti all’ambiente.
SEGNI CLINICI
L’ambito degli apprendimenti scolastici, costituisce spesso l'”evidenziatore” di disagi particolari dei bambini, che si traducono in:
- stati comportamentali fragili e perturbati da situazioni esterne o stati interni
- fragilità del pensiero immaginario e cognitivo.
Sono bambini che, nonostante la fragilità del processo di maturazione psicologica, hanno la possibilità di porsi nel mondo esterno. Sono nella potenzialità di condividere esperienze emozionali, corporee, sensomotorie, simboliche e rappresentative, se aiutati, contenuti, rassicurati, favoriti da una relazione di aiuto in un contesto educativo coerente che si centra sul bambino preso in considerazione come soggetto nella sua globalità (componente motoria, affettiva, cognitiva) oltre che come alunno. L’aiuto psicomotorio in piccolo gruppo può diventare mezzo per favorire il cambiamento e lo sblocco di situazioni di malessere che frenano l’apertura e la disponibilità ad apprendere. Questo aiuto si rivolge a bambini che presentano dei comportamenti ed un funzionamento intellettivo caratterizzati da:
- difficoltà di comunicazione coi coetanei e adulti (nell’interazione, negli scambi, nell’espressione di sé, nell’ascolto dell’altro);
- pulsionalità motoria associata ad una scarica di tensioni ed emozioni eccessive; stati collerici intensi e frequenti; passaggio all’atto; agitazione motoria; grida; instabilità spaziale e temporale;
- fragilità sul piano comportamentale ed emozionale (momenti di instabilità, reattività all’ambiente ed alla proposta, gelosie importanti, …) nonostante si riscontri lo sviluppo delle funzioni intellettive pertinenti l’età e la capacità di simbolizzazione, in particolare modo quando si trovano in situazioni facilitanti e rassicuranti;
- inibizione motoria associata ad una mancanza di investimento sensomotorio dell’esterno;
- difficoltà ad accettare la frustrazione e le regole del contesto;
- tempi brevi di attenzione e concentrazione;
- difficoltà di porsi in ascolto dell’altro, di condividere, di attesa;
- manifestazioni di paure e di angoscia che perdurano oltre l’età fisiologica;
- dimensione immaginativa invadente o povera;
- difficoltà ad accedere agli apprendimenti temporo-spaziali;
- fragilità nella costruzione delle rappresentazioni mentali e del processo di simbolizzazione (l’intensità delle emozioni non sufficientemente integrate nelle immagini e nelle rappresentazioni, può destabilizzare le funzioni psichiche e l’organizzazione del pensiero);
- difficoltà a creare continuità di pensiero e sequenzialità logica.
Tali bambini non sono bambini portatori di un handicap, ma se non aiutati a livello psicopedagogico e psicomotorio, facilmente il disagio si potrà tradurre in deficit e/o ritardo apprenditivo.
PROCEDURE PER LA COSTITUZIONE DEI GRUPPI D’AIUTO
Particolare riflessione è posta in ordine all’organizzazione delle condizioni per attuare un efficace intervento.
COSTITUZIONE DEI GRUPPI
Si tiene conto:
- degli indici di difficoltà e degli indici di maturazione psicologica dei singoli bambini sulla base delle osservazioni e delle informazioni raccolte;
- dell’età cronologica e dell’evoluzione fisiologica;
- dell’eventuale componente della patologia organica.
Tali bambini presentano il raggiungimento di un certo grado di capacità a decentrarsi che permette loro di beneficiare dell’aiuto in gruppo; hanno un certo grado di disponibilità e mobilità corporea e psichica per poter vivere ed evolvere nella dinamica di piacere, movimento, azione, rappresentazione.
Si può far riferimento a due criteri:
- la complementarietà di differenti aree espressive privilegiate dai singoli bambini all’interno di una data fase di sviluppo. Ciò che il singolo bambino apporta spontaneamente come suo modo di esprimersi e relazionarsi, aprirsi ad altre dimensioni espressive, arricchire ciò che è emergente e potenziale, in quanto la dimensione immaginaria profonda che anima l’azione stessa appartiene al fondo fantasmatico comune a quell’età maturazionale.
- La similitudine delle aree espressive privilegiate dai singoli bambini. Ciò facilita una certa contemporaneità di vissuto sensomotorio ed emozionale, in cui spontaneamente i bambini possono assumere la funzione di “specchio dell’altro”, sospendere la propria azione per rappresentarla tramite l’immagine dell’altro; avvia processi di imitazione, interazione e arricchimento dell’esperienza grazie all’integrazione dei parametri espressivi di sé e dell’altro.
NUMERO DI BAMBINI PER GRUPPO
In generale il numero può variare in funzione degli indici rilevati, da un minimo di tre a un massimo di cinque, tenendo conto dell’eventuale coconduzione di due psicomotricisti. E’ possibile pensare anche ad un lavoro con una coppia di bambini.
OBIETTIVI:
L’Aiuto Psicomotorio in piccolo gruppo mira a favorire:
- La permanenza e la continuità del sé e dell’interiorizzazione delle esperienze corporee;
- L’evoluzione della dinamica di piacere ad agire e comunicare;
- L’evoluzione dei processi di rappresentazione e simbolizzazione, l’accesso alla conoscenza delle relazioni spaziali, oggettuali, temporali con il mondo esterno, la consapevolezza del proprio schema corporeo, l’acquisizione di prassie sempre più efficaci e funzionali al contesto, lo stabilirsi della lateralizzazione, dell’armonizzazione del tono di equilibramento e posturale, la maturazione tonico emozionale.
A partire dalla capacità di muoversi e agire nello spazio e con gli oggetti: in cui si è sufficientemente stabilizzata la funzione di equilibramento e appare la capacità di vivere il piacere di giochi corporei di caduta, squilibrio, nascondino (apparire/scomparire), entrare/uscire, riempire/vuotare, aprire/chiudere, ecc., cioè giochi con gli oggetti con schemi di azione potenzialmente dialettici; in cui appaiono il linguaggio e le prime rappresentazioni grafiche, costruttive, plastiche, in cui è evidente l’interesse per la propria immagine visiva ed è avviato il processo di riconoscimento e di identificazione di sé.
OBIETTIVI:
L’Aiuto Psicomotorio in piccolo gruppo mira a favorire:
- il mantenimento del registro simbolico e quindi Io scambio e la comunicazione;
- l’espressione di rappresentazioni legate a sofferenze corporee e affetti di dispiacere nell’area di gioco e nella relazione;
- la condivisione delle esperienze favorendo l’integrazione fra movimento-emozione-immagini;
- il passaggio ad esperienze corporee legate al piacere della sensomotricità per favorire una trasformazione tonico-emozionale-sensoriale del corpo;
- il passaggio a mezzi di espressione più elaborati e legati alle produzioni grafiche, plastiche, costruttive e alla comunicazione verbale in cui la dimensione motoria ed emozionale risulta più attenuata.
A partire dalla capacità di gioco simbolico: in cui è possibile esprimere e contenere disordini comportamentali associati ad una dimensione immaginaria ed emozioni trattenute o invadenti, all’interno del registro simbolico e in rapporto alla realtà. -> in giochi di ruolo, -> in giochi corporei ed -> in espressioni tramite le rappresentazioni plastiche e costruttive e linguistiche. Lo scambio fra i bambini del gruppo avviene nella condivisione del simbolo, condivisione facilitata sostenuta, accompagnata e mediata dallo psicomotricista.
L’età cronologica è quella dai 5 anni ai 10 anni circa.
L’età della maturazione psicologica è riferibile al periodo di sviluppo dai 3 anni ai 6/7 anni circa.
- la comunicazione tra i bambini e con i bambini; non può esserci un’armonia del processo di maturazione psicologica, se nel bambino non c’è capacità a comunicare, prerequisito essenziale alla dinamica di apertura al mondo esterno. D’altronde nel bambino, come nell’adulto, è il piacere di agire, il piacere di creare, che apre verso gli altri.
- L’operatore formato alla Pratica Psicomotoria è il “catalizzatore della comunicazione”- B. Aucouturier- sia della comunicazione verbale che non verbale.